Per comprendere le facoltà cognitive della mente umana – ovvero quel livello di complessità mentale che include il pensiero simbolico e l’autoconsapevolezza, che è osservabile oggi in Homo sapiens e distingue la specie dagli altri esseri viventi – è necessario rivolgere lo sguardo ai nostri antenati e parenti estinti, così come agli altri primati, e domandarsi come tali capacità possano essere emerse attraverso i soli meccanismi di variazione genetica e di selezione naturale o sessuale.

Come possiamo, dunque, inferire i processi mentali a partire dalle evidenze fossili e archeologiche, anche in chiave comparativa? La Scuola propone un percorso volto a esplorare i metodi per ricostruire l’evoluzione dei processi cognitivi negli ominidi bipedi e nei primati non umani, attraverso l’analisi morfologica del cranio e del cervello, lo studio del comportamento e le prospettive dell’archeologia cognitiva.

Una parte delle attività sarà anche dedicata a sessioni laboratoriali, per mostrare concretamente a quali risultati sia oggi possibile giungere nello studio dell’evoluzione della morfologia intracranica.